Vincenzo Andraous - ultimi interventi
Vincenzo Andraous - 19-02-2011
Il tema trattato con i ragazzi di una scuola lombarda spaziava dall'uso e abuso di sostanze stupefacenti, al bullismo dalle classi alla strada, la violenza come strumento identitario, di consenso, di riconoscimento sociale.
Quando si hanno di fronte tanti giovani in punta di piedi o con gli anfibi, occorre giocare pulito, raccontare il proprio vissuto fino in fondo, condividendo le emozioni di un cuore in tumulto, ma senza manipolare la loro testa e il cuore per tentare a tutti costi la meta.
Vincenzo Andraous - 08-01-2011
C'è un collante misterioso che tiene insieme tragedie che in apparenza sembrano differenti.
Un cittadino detenuto si toglie la vita dentro un carcere sempre meno umano e vivibile.
Un ragazzo va in coma etilico alle nove del mattino, un altro in over dose nel pomeriggio.
Adolescenti in gruppo picchiano e rompono nasi e denti, devastano cose e proprietà, mettono sotto coetanei e coetanee con l'arma della violenza, della prepotenza, del sopruso, infagottati da un'omertà appresa qua e là.
Dimensioni che non possono essere relegate nei luoghi dell'invisibilità, neppure debbono suscitare e allargare indifferenze colpevoli, mentre moralità, etica e onestà intellettuale voltano le spalle alla coerenza e alla generosità per vestire i panni degli interessi di bottega, del consenso facile di partenza, antitesi, di quell'altro di arrivo, che invece comporta fatica, impegno e amore di Giustizia.
Vincenzo Andraous - 10-12-2010
Migranti, conoscenza, solidarietà, per starci dentro bisogna camminare con la giustizia nostra compagna di viaggio, unico collante che ci fa schierare dalla parte di chi non vede riconosciuti i propri diritti fondamentali, avendo più cura di occuparci di chi è calpestato ed è costretto a malapena a sopravvivere.
In questa guerra dei più poveri, dei più ultimi, abbandonando i vessilli da veterani di una battaglia che non è mai stata nostra, c'è un campo minato di sofferenze e dolore, dove il futuro non è più domani, ma adesso, perché in ballo ci sono gli affetti, gli ideali, i valori, le radici profonde di ogni possibile cambiamento.
Vincenzo Andraous - 22-11-2010
Sul carcere è scesa nuovamente una cappa fumogena, una sorta di comando a non eccessivare troppo la pietà, in fin dei conti è tutto nello stato naturale delle cose, la ferraglia arrugginita è ben custodita, non vale la pena dedicare tempo e denaro, meglio impegnarsi su altri fronti, più redditizi in termini di visibilità e consenso.
Questa è la sintesi su cui poggia l'intero impianto penitenziario italiano, il sentire comune sul carcere, che trasforma il diritto dei principi fondamentali in optional da sbandierare a comodo, che non interpellano la nostra coscienza, sul ruolo, sull'utilità, la stessa pena che alberga drammaticamente all'interno delle sue celle.
Vincenzo Andraous - 16-11-2010
I grandi delitti italiani fanno audience, costituiscono il piatto forte della nostra informazione, si parla della morte, dei contorcimenti delle vittime, delle meschinità innominabili dei carnefici, lo si fa soprattutto per sentito dire, per interpretazioni personali, per voglia di gogna, se ne parla senza alcuna compassione per le assenze eterne.
Scompaiono bambini, uomini e donne, ognuno di essi viene "liquidato", con una tecnica senza preambolo, la morte sopraggiunge senza neppure concedere l'ultima volontà di un perdono. Neanche più gridare è permesso.
Quando di mezzo ci sono costantemente i più giovani, quando vanno a farsi male gli indifesi, uno stato e una società coesi non mollano la presa, non arretrano di un passo, divengono radice profonda per sostenere il carico che deriva dalla cultura universale che considera illegittimo, ingiusto e disumano appropriarsi con la forza e la violenza della vita altrui, soprattutto di donne e bambini.
Vincenzo Andraous - 30-10-2010
Il ragazzo non fa ritorno a casa, ha deciso di far saltare il banco con la sua irreperibilità, di interrompere il proprio percorso affettivo con la famiglia, la scuola, la comunità locale.
Quando ciò accade c'è sempre un disagio profondo a fare da detonatore, da imbocco verso un ignoto che non fa più paura del morso della disperazione.
La paura, la solitudine, la violenza, fanno implodere i punti di partenza, scambiati per punti di arrivo, invece di consolidare i luoghi elettivi affinché i valori mettano radici nella vita di una persona, diventano il fallimento di una intera società, l'insuccesso dell'intervento pedagogico, non svolgendo con attenzione il compito di insegnare la responsabilità con amore e fiducia.
Vincenzo Andraous - 13-10-2010
Sono in questa comunità di servizio e terapeutica "Casa del Giovane" da tempo ormai, e mi accorgo che c'è sempre qualcosa da imparare, da rielaborare e tenere ben a mente.
Anche quando i percorsi, i metodi, le dinamiche sono tutte al loro posto, c'è un lampo che attraversa il nostro passo, e ci obbliga a fermarci per riflettere.
Molti sono i giovani accolti in queste strutture, e molti sono coloro che accompagnano i loro passi, con attenzione e capacità intuitive, che a volte "servono" più delle competenze acquisite con lo studio delle tecniche educative.
Certo è difficile comprendere il disagio che li avvolge, ancor più esplicare metodi educativi risolutivi, perché ogni persona è un mondo a sé, allora intervenire diventa "scienza della mente e del cuore, scienza del non ancora, ma che avverrà", e non sempre è facile riuscire dove la vita non è stata ancora vissuta, ma è stata incredibilmente lacerata fin dal suo sorgere.
Vincenzo Andraous - 05-10-2010
Comportamenti autolesionistici o violenti, abituano al colpo secco, alla carne lacerata, ma disabituano alla relazione, sono la scopiazzatura di una prassi ormai consolidata nella cartellonistica adulta, inducono a nascondere il disagio, a mimetizzare fenomeni ripetuti che diventano dato esponenziale.
Ma cosa spinge un giovanissimo a farsi del male in questa maniera, quale la molla a diventare l'infame protagonista del dolore altrui?
Vincenzo Andraous - 22-09-2010
Su quel fazzoletto di sabbia dorata è accaduto qualcosa di ben peggio di una sperimentazione gruppettara tra minori annoiati, c'è il sentore strisciante di una pochezza educativa che espande una specie di tirannide rovesciata, e imputarla a dei bambini in vacanza è solamente un esempio brutale e completamente sbagliato.
Il nero accerchiato, umiliato, percosso, è il segnale ripetuto, ma costantemente rimosso, del continuo degrado senza ritorno, una demenza senile di partenza, una prepotenza intellettuale e culturale, che fa mancare una vera alleanza, una condivisione, una strategia e una passione, per riuscire a mettere un freno al disastro che minaccia soprattutto i più giovani.
E' una scommessa educativa che non prende quota, un salto qualitativo che non si realizza nonostante il decennio si concluda in maniera impietosa.
Vincenzo Andraous - 06-09-2010
Carcere, fine pena mai, visioni nel mondo di quegli ultimi tanto nascosti che fatichiamo ad accorgercene. Vincenzo Andraous, con implacabile puntualità, torna a parlarcene. E si rivolge al cuore di chi, adulti, educatori, genitori, insegnanti, decisori a vari livelli, può forse chiedersi: che cosa occorrerebbe cambiare perchè la rotta davvero cambi? Un saluto riconoscente all'amico Vincenzo e un sentito buon lavoro.
La Redazione



Tra un morto ammazzato e un carcere costretto a vivere del suo, ecco che un paio di detenuti hanno pensato bene di levare le tende, darsela a gambe.
Un'evasione da non poter essere neppure raccontata, perché privata in partenza di ogni letteratura, di qualsivoglia vanteria criminale. Se ne sono andati dentro un vero e proprio tradimento culturale, volgendo le spalle a quel patto di lealtà, stipulato innanzitutto con se stessi, con le Istituzioni, con la gente all'intorno, ristretta e libera.
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